Blenio Café
cosa fare per la valle?
Christian
inserito il: 14.9.2016 15:48
Alfiero certo hai ragione, è normale che ci sia un dibattito. Ma che si basi però sui contenuti reali e concreti sui cui siamo chiamati a votare, non su speculazioni complottistiche! Io dico soltanto che se sul testo in votazione c’è scolpito nero su bianco che non sono previste nuove limitazioni, significa che se dalle urne uscirà un “Sì”, nella zona periferica non ci saranno nuove limitazioni. Punto e basta. A seguito della votazione si potrà dire qualsiasi cosa, ma la volontà popolare sarà rispettata. Rifiutare il Parco solo perché temiamo un ricorso o un’opposizione da parte delle associazioni ambientaliste o da qualsiasi altra persona o Ente, sarebbe un vero peccato, per noi ma soprattutto per le generazioni future! Non dobbiamo temere nessuno. Senza coraggio e senza speranza, non c’è futuro! Perché continuare a insinuare che il Parco produrrà ulteriori vincoli e limitazioni nella zona periferica? Ci sono 14 Parchi naturali regionali in Svizzera, e in nessuno di loro ci sono stati nuovi obblighi e divieti. Io penso sia sufficiente per avere un minimo di fiducia e di positività!
alfiero
inserito il: 15.9.2016 9:53
In buona sostanza state dicendo che la decisione dei 17 comuni metterà a KO l'ordinanza sui parchi, l'articolo costituzionale sulle case secondarie al quale quelle associazioni che difendono il territorio possono riferirsi per premere sulle decisioni, l'analisi dei funzionari federali, smentite dalla Consigliera, i riferimenti al concetto di parco che verranno fatti sulle pianificazioni cantonali e comunali, i cambiamenti che saranno necessari ai regolamenti comunali e patriziali ecc. ecc. ecc.

Perché vogliamo parlare di complotto quando si tratta di una corretta discussione?
mara
inserito il: 15.9.2016 12:01
.... libere riflessioni dopo una bella e interessante chiacchierata con un funzionario del Dipartimento del Territorio, tema Parc Adula...

Nessun complotto, Christian. Non usiamo questi termini. Si parla liberamente e apertamente. In sintesi, quel che i critici voglion riuscire a capire - e legittimamente e concretamente - è fino a dove le esigenze di protezione ambientale si spingeranno, tutto lì. E quale margine CONCRETO di azione esse lasceranno (concederanno) a chi in valle ci vive e lavora per 12 mesi all’anno, anche se questa persona è magari ben disposta ad accettare dei vincoli di protezione per favorire il turista che verrà in visita da fuori (per qualche mese all’anno).

"Cosa fare per la valle?", questo il titolo di questa conversazione di BC...
Vivo da anni – a 2 anni ero a Torre in vacanza con la famiglia :-))) - in questa bella valle, che ho imparato poi pian piano (dall'87) a conoscere sempre più girovagando su e giù per monti e vallate, per passione o per lavoro. Va che mi ci sono seriamente affezionata! Abito coi bleniesi, lavoro da anni con loro. Provo molto e profondo rispetto per tutti loro, tanto che – ancora – non riesco a scrivere (parlando e raccontando di me) „la mia valle", la "nostra valle“… bensì preferisco ancora la rispettosa formula „la mia valle d’adozione“. Anche se la amo e mi piace un sacco vivere qui, non sono nata qui. Non sono una bleniese d’origine. Tuttavia molto spesso e in parecchie occasioni mi capita di sentire il „sangue bleniese“ pulsare dentro di me… Sento, ascolto e vivo opinioni (anche molto diverse fra loro) e preoccupazioni reali e profonde dei bleniesi DOC, delle persone che curano ogni giorno – in vari modi - il territorio dove sono nate. Ne conoscono ogni piega. Ogni profumo in ogni stagione. Lo rispettano (le eccezioni ci sono ovunque!).
Nutro molta, sincera e profonda ammirazione per tutte queste persone.

Quello che mi piacerebbe „possa essere fatto per la valle“ – tornando al nome della conversazione – è di dare maggior spazio di azione e decisionale a queste popolazioni, alle popolazioni delle montagne. Di permetter loro di agire sul loro territorio in modo ragionevolmente rapido e sensato, di effettuare modifiche e ristrutturazioni che permettano a LORO (in primis) di vivere meglio; ossia: al posto delle tante leggi che già abbiamo, cambiarne alcune e/o allentarne altre!

Questo, dal mio modesto punto di vista (ma vedo che nel parlamento retico qualcuno la pensa non molto diversamente...) sarebbe davvero una buona cosa per le regioni di montagna oggi.

E‘ vero, i grossi centri urbani e le città si accorgono ora che noi in montagna abbiamo un Paradiso. E improvvisamente vogliono tutelarlo e proteggerlo. Ma noi, coscienti da un bel po‘ – dopo i molti sacrifici d’Inferno passati dalle generazioni precedenti sulle montagne – coscienti ora di essere in un Paradiso naturale, dovremmo anche poterci operare e agire per noi stessi senza soffocanti lungaggini e imbrigliature.

In questo senso, mi sento molto „liberale“ e vorrei un „meno Stato“. Perché credo fermamente nelle capacità, nella forza e nella bontà e buon senso delle popolazioni della montagna.

Ecco, ho detto la mia sul Parco :-)
Vilmos
inserito il: 15.9.2016 22:37
Il bello di questa conversazione è che permette riflessioni ad ampio respiro. Per questo la prendo larga.

Secondo me, prima di chiedersi cosa fare per la valle, varrebbe la pena chiedersi come si vuole che sia.
Insomma: cosa si vuole per la valle di Blenio? Più abitanti? Più turisti? Meno imposte? Più servizi? Che servizi? Più posti di lavoro? Più libertà? Più libertà per cosa? Oppure va benissimo così?

Inizio a buttarla là. Vediamo se qualcuno risponde per intavolare la discussione.

Buona serata a tutti!
marcello
inserito il: 16.9.2016 9:31
...Io la prendo stretta...

ancora dalla tristemente famosa charta....

“Ridurre la pressione dei visitatori nella zona centrale” (pag.165 e 166).

Significa ridurre il numero degli escursionisti in Greina con importanti ripercussioni in zona periferica.

Questo è quello che non va fatto! Quindi per prima cosa votiamo NO al parco!!!!
Christian
inserito il: 17.9.2016 23:01
Ciao a tutti! Vilmos chiede come vorremmo che fosse la nostra Valle. Io vorrei una Valle più positiva, più ottimista, più entusiasta, più riconoscente nei confronti degli appoggi e dei sostegni che ha ricevuto e che continua a riceve, e più consapevole della libertà di cui gode. E che soprattutto non ceda pian piano al cronico, recidivante e contagioso vittimismo. Vorrei che si apprezzassero maggiormente la nostra indipendenza, la nostra autonomia e le numerose libertà di cui godiamo, piuttosto che indignarsi istintivamente per quelle regole e quegli obblighi che tutti dobbiamo rispettare (nella stragrande maggioranza dei Paesi moderni e civilizzati, un’indipendenza locale e regionale come quella che ci contraddistingue se la sognano). Se richiediamo Fr. 100 di sussidi, finanziamenti o contributi ma ce ne concedono solo Fr. 95, vorrei maggior gratitudine per quei Fr. 95 concessi, prima di lamentarci per i Fr. 5 mancanti o sbuffare perché per la richiesta di sussidio abbiamo dovuto compilare due formulari, e di cui magari uno in tedesco. Viviamo nella Nazione più liberale, libera, responsabile e responsabilizzata del mondo. Apprezziamo le nostre numerose libertà, prima di reclamare per le norme in vigore, tipiche di uno Stato di diritto moderno, democratico e, appunto liberale. Non reagiamo come se vivessimo in un regime dittatoriale. Le nostre Valli non sono dimenticate, incomprese o oppresse dai divieti, io non ho questa impressione. Non vorrei che l’ampia libertà di cui godiamo diventi pian piano troppo scontata per poter essere apprezzata davvero a fondo per quella che è.

Tornando al Parco rispondo a Marcello. Io sono per natura curioso, positivo ed entusiasta. Adoro le sfide e ho una voglia matta di mettermi in gioco per veder sorgere questo Parco. Per almeno 10 anni. Vorrei che pure la Valle si metta in gioco, così come hanno fatto le regioni dell’Arco Alpino di maggior successo: Alto Adige, Veneto, Trentino, Valtellina, Dolomiti in generale, Tirolo austriaco, Piemonte, Alpi francesi,…. In queste incantevoli regioni sono sorti dei Parchi (Stelvio, Gran Paradiso, Dolomiti Bellunesi, Val Grande,…,…) che per concezione e categoria sarebbero come la Zona centrale del Parc Adula (Categoria IUCN 2). Non cito il Parco Nazionale Svizzero dell’Engadina, in quanto si basa su un concetto diverso, essendo una riserva naturale (Categoria IUCN 1). Ho già poi citato alcuni dei 14 Parchi naturali regionali presenti in Svizzera, in zone stupende e dinamiche, dove l’agricoltura, il turismo, il settore forestale sono una vera e propria religione. E continuano ad esserlo, anche grazie ai parchi. Questi parchi appartengono alla categoria IUCN 6, così come sarebbe la zona periferica del Parc Adula. Rammento che nel Parco Nazionale dell’Engadina (100 volte più restrittivo della Zona centrale del ParcAdula), una statistica dice che ogni franco investito nel parco ha un indotto per la regione di tra i 5 e i 6 franchi. Proviamo, almeno un tentativo. Al massimo tra 10, 20, 50, 80 anni torniamo indietro.

Mi è piaciuta la sincera riflessione di Mara e i più che legittimi e condivisi dubbi e incertezze sollevate. Alla frase “I grossi centri urbani e le città si accorgono ora che noi in montagna abbiamo un Paradiso. E improvvisamente vogliono tutelarlo e proteggerlo” aggiungo tuttavia che anche chi abita, lavora e trae sostentamento dalla montagna e dalle valli ha avuto (e ha tuttora) l’interesse a tutelare e proteggere il proprio territorio (e ci mancherebbe). Non è solo chi vive nelle comode città a voler spingere sulla regolamentazione dell’utilizzo del territorio alpino e della sua natura. Alludo alle severe leggi sulla pianificazione del territorio, alla conservazione e tutela dei terreni agricoli, alle leggi forestali e a protezione della natura, del paesaggio e contro i pericoli naturali. Parecchie e restrittive norme certo, ma che in primis aiutano i nostri agricoltori a tutelare prati e pascoli dalla pressione delle aree edificabili, i forestali a conservare e a rendere più sani e vitali i nostri boschi a protezione dei nostri abitati e delle nostre infrastrutture. La morìa dei boschi cha affliggeva le foreste di mezza Europa negli anni ’80 è stata scongiurata grazie all’introduzione di severe norme antiinquinamento. Le nostre bandite di caccia sembravano inizialmente delle opprimenti e assurde imposizioni di stampo integralista e ambientalista. Col tempo si sono invece rivelate utili per riequilibrare le classi d’età, il sesso e lo stato di salute delle popolazioni degli animali selvatici. A beneficio degli animali stessi ma soprattutto dei nostri appassionati cacciatori! Spesso siamo dunque noi i primi ad aver approfittato di queste norme, non solo chi ai nostri occhi vorrebbe ghettizzare in riserve indiane agricoltori e montanari per poter apprezzare al meglio il proprio tempo libero nella natura incontaminata. Concludendo, non tutte le leggi vengono per nuocere. Non tutte le leggi ignorano le esigenze e le realtà locali con soffocanti restrizioni per accontentare i turisti o chi è alla ricerca di spazi naturali intatti. Non ogni norma è imposta egoisticamente dai grossi centri urbani (non votano solo gli abitanti delle Città, anche noi vallerani votiamo le leggi e pure noi abbiamo ottimi politici che fanno, promuovono e approvano le leggi).

Ad Alfiero dico che non c’è nessun KO da parte dei Comuni nei confronti dell’Ordinanza: l’art. 18 Opar dice che “nella zona periferica è necessario conservare, promuovere, valorizzare, …”. Non dice che “occorre vietare, obbligare o imporre”. Come detto, l’Ente responsabile si prefigge degli obiettivi a favore della regione e del suo territorio, ma non attraverso dei divieti o restrizioni aggiuntivi da imporre ai cittadini. È il parco che ambisce a questi obiettivi, ma senza limitazioni a carico dei cittadini o di Enti o Associazioni. Ed è questo l’elemento fondamentale che verrà menzionato nei Piani Regolatori comunali e a Piano Direttore! La Confederazione è pienamente d’accordo con questo aspetto. È rientrata saggiamente sui suoi passi, come già stabilito sin dall’inizio del progetto. La reazione alla consultazione dei funzionari federali è stata semplicemente smentita dopo qualche settimana dal loro capo, la Consigliera federale Leuthard. Una vera e propria tempesta in un bicchier d’acqua, niente KO!
Buona notte!
Christian
marcello
inserito il: 18.9.2016 7:08
Ciao Christian,
ti rispondo brevemente, anche se il discorso sarebbe lungo, ma 15 anni di dibattito mi hanno stufato.
Tu dici che la zona centrale del previsto parco sarà come il parco dello Stelvio, vale a dire con le stesse possibilità di utilizzo e sviluppo... ebbene lo hai già visitato questo parco? A me risulta che nel suo interno si praticano le più svariate attività legate alla montagna. In questo senso nel 2009 avevo sottoposto delle idee, in totale 9, da parte dei promotori nemmeno un cip!
alfiero
inserito il: 18.9.2016 15:37
Caro Wilmos, stavolta ti devo dare atto che, secondo me, hai detto la cosa più giusta del mondo: DOBBIAMO CAPIRE CHE VALLE VOGLIAMO, ma questo, prima di farne un parco! perché poi non sarà più possibile, perché un parco, nel caso delle tre valli, non è un elemento di un piano di crescita al quale se ne possono aggiungere altri nel rispetto delle leggi vigenti ora e non di quelle del parco, ma è un'alternativa al resto del fattibile (insomma vogliamo il lupo o le pecore, vogliamo le Terme, grandi o piccole e lo sfruttamento delle altre risorse disponibili o lo stato vegetativo dell'imprenditorialità in un campo di rododendri) ... ma lo tsunami parc Adula procede con indifferenza di fronte a queste scelte ...... Il Masterplan che dice? ....

A Christian vorrei dire che discuterei più volentieri delle conseguenze delle nuove norme che si vogliono introdurre con il parco che delle leggi vigenti, che ritengo sufficienti.
Richi
inserito il: 19.9.2016 15:14
Ecco, era un po' questo, anzi esattamente questo il concetto che volevo esprimere nel mio post dell'11 settembre scorso, su questo forum.

L'ho ritrovato nell'opinione di Cleto Ferrari, granconsigliere, apparso oggi a p.30 del CdT, e cito il passaggio:

"È il difetto di questi uffici (si intende quelli di Berna e cantonali), che diffidano delle capacità artigianali e di convivenza tra uomo e natura presenti sul territorio e quindi non si interessano delle esigenze di tutti i giorni delle persone che vi vivono e lavorano."

Da questa realtà, innegabile in ogni parte del Mondo, deduco e penso che più si allontana, come scrivevo più sotto, il centro decisionale dal territorio, più aumentano incongruenze e incomprensioni. Più si perde in autonomia. L'esempio dei rustici, di cui scrive anche Ferrari, è emblematico.

Le leggi e disposizioni fatte e decise lontano dalla realtà locale non sono in grado di capire le fondamentali esigenze e peculiarità del territorio. Non esigenze di sfruttamento smoderato e scriteriato, intendiamoci, ma di uso e utilizzo delle proprie risorse con buon senso. Come fatto da anni e fino ad oggi da chi ci ha preceduti. Forse sta qui l'inghippo... volenti o nolenti, sopra ai 17 Comuni che firmeranno il contratto di gestione, ci sarà comunque e sempre la Confederazione che rilascerà i "famosi" milioni. E questo, penso, è pure innegabile e realtà.
Posso quindi capire, malgrado ne veda anche parecchi punti positivi a livello di promozione e visibilità della valle, ma posso capire questo viscerale (perché chi più delle popolazioni alpine è attaccato alla terra? chi???), posso capire questi dubbi e dilemmi viscerali. Per nulla superficiali. Del resto li risentono a livello viscerale specialmente le persone che per anni e decenni, ancora e sempre, hanno chinato la schiena sui terreni e sui prati e boschi bleniesi... come non capirli?
alfiero
inserito il: 19.9.2016 17:58
Brissago, villaggio che ha conosciuto negli anni del boom l'abbandono dell'agricoltura e la natura ha fatto il suo vivere selvatico e la vegetazione è cresciuta a suo piacimento, oggi sente la necessità di rimettere il contadino con le pecore, previo la rimessa in stato antecedente l'abbandono delle coltivazioni che, lì, viene fatto grazie ai volontari, come dire che il territorio del parco Adula, esteso com'è, fra 10 anni non sarà più recuperabile per reintrodurre la cura ad opera dei contadini.

Vi è del razionale nelle esigenze della gente del luogo citate da Ferrari
cosa fare per la valle?
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